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Antonio Del GuercioFu l'anno scorso a Roma che Franca Ambu decise di mostrare - dopo non poche incertezze - il proprio lavoro più recente: pitture che erano il frutto di una operosità seguita ad una interruzione della propria ricerca artistica. Ora, questa nuova operosità era segnata da una revisione assai radicale del linguaggio nel quale erano stati espressi i suoi lavori giovanili. La differenza, lo stacco, fra i nuovi risultati e quelli precedenti erano dovuti, lo si notava con chiarezza, a diversi fattori concomitanti: di crescita personale certo; ma anche, e forse essenzialmente, il nuovo passo derivava da una interlocuzione più aperta e libera, e più consapevole, con alcune fonti e alcuni modelli d'arte moderna e contemporanea, tutti trascelti in aree di storia artistica al cui epicentrosi colloca l'esperienza fauvista; insomma, aree di pittura nelle quali il nucleo espressivo di fondo è quello del rapporto con una natura recepita nei suoi aspetti più vividi e accesi, al livello d'una luminosa semplificazione della struttura. Le opere, anch'esse recenti, di questa mostra, confermano le scelte compiute da Franca Ambu in questo suo avviamento di maturità; e per qualche aspetto ne precisano i termini di linguaggio e di sentimento. E tocca dire innanzitutto che la Ambu non ha rinunciato, rispetto ai lavori giovanili, a quel dato di immediatezza psicilogica ed emotiva, e al piacere, vorrei dire, di un uso esplicitamente sentimentale del far pittura che vi si palesava. Qualcuno potrà forse rimproverarglielo. Per quanto mi riguarda, ritengo che, poichè quel dato e quel piacere sono stati confermati nel passaggio della pittrice dalle modalità precedenti a quelle nuove della sua espressione; poichè, insomma, si sono imposti come una necessità profonda, devono essere presi in considerazione come elementi organicamente costitutivi delle ragioni stesse del suo far pittura. E dunque come una parte d'una dialettica della quale gli sviluppi ulteriori ci diranno in che misura la presenza immediata del dato di sentimento tenzonerà come una elaborazione sempre linguistica sempre più consapevole. Ci diranno, in altri termini, quale sarà la definitiva distanza che la Ambu è destinata a porre tra il proprio lavoro e le peculiarità "analitiche" di molte tendenze artistiche del nostro tempo. Intanto, a noi spetta di prendere atto di questi suoi primi risultati maturi. Entri i quali, sarà pure giusto indicare la parte avuta - tra le suggestioni che su di lei hanno influito - da una sua riflessione attenta sull'opera d'un pittore come Gianni Novak: il quale è non soltanto quel pittore " d'intelligenza e di grazia", come Renato Guttuso lo connotova acutamente, e con il quale Corrado Cagli intesamente dialogava, ma è anche uno stimolatore della piena libertà critica dei suoi interlocutori più giovani, o meno esperti. Così è, del resto, d'ogni buon pittore, d'ogni artista vero, riconoscibili anche dalla capacità di trasmettere strumenti concreti dell'arte, ossia armi di libertà, suggerimenti privi di tono perentorio o prevaricante. E' merito della Ambu di aver saputotrarre buon esito dalle proprie interlocuzioni con artisti e opere di oggi e di ieri, rielaborandone la lezione in funzione delle proprie esigenze espressive. Sicché, la rivelazione filologica dei suoi debiti nei loro confronti s'accompagna alla constatazione d'una autonomia del cammino intrapreso verso la propria autonoma espressione. Se poi dovessi indicare quali siano qui, fra le opere di questa mostra, quelle che a mio modo di vedere stanno fra i punti di forza della sua pittura attuale, quelli su cui Franca Ambu dovrà far leva nella propria ricerca ulteriore, direi che esse sono subito riconoscibili, anche dalla sommaria delineazione che qui ne faccio: sono - dico - le pitture nelle quali la struttura compositiva, l'organizzazione dei piani, appaiono semplificate in una essenzialità priva di superfluità descrittive; e nelle quali le forme si offrono allo sguardo in modo più ampiamente articolato nella nudità della luce-colore che le plasma. Lì, il sentimento del luogo, del momento, della pulsazione emotiva che vi accade, si dispiega più convincente, e con maggior chiarezza testimonia delle potenzialità di questa pittrice incamminata sulla via della propria singolarità. |
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Marco AgostinelliFinchè la luce si esprime e tutto si colora di nuovo, mentre la profondità diviene ritmo del tempo, visione e realtà, finestra dell'anima. L'arte così diviene armonia, sguardo maturo tra ombra e luce. Tra terra, cielo e mare. Su queste cose mi sono trovato a riflettere guardando il lavoro di Franca. E poi... Giallo: il colore del sole, del grano e dell'oro. Dico anche della felicità e della fantasia. Blu: il colore del mare, del cielo e della tranquillità. Aggiungo anche della tenerezza e della gioia di vivere. Marrone: il colore della terra, del tronco degli alberi e della sicurezza. Ma anche della pazienza e della tenacia. D'improvviso entro nel tuo paesaggio, nelle tue vegetazioni, nella stupefacente luce d'oro di un tardo pomeriggio ad Ansedonia. Intensità del tramonto...ma senza stupore. Precipitato di luce calda...ma senza enfasi. Consistenza quasi fisica di un luogo, dove il campo visivo ti seduce in un lampo, ma poi rimani tranquillo, soltanto a guardare. Non so perchè ho pensato al cinema di Antonioni. Un pellegrinaggio in pomeriggi uguali, lenti... chissà, ho pensato, sarà la solitudine? Ma anche la sensualità. Ho pensato a L'avventura. Suprema quotidianità in un'invasione di silenzio. Seppure potrebbe succedere sempre qualcosa... Ora si sente il brusio di un insetto, ora no. Lontano e poi più vicino abbaia un cane. Il senso del visibile è tutto intorno, distillato nei 360° dello sguardo intorno a casa. Terra, mare, cielo, casa/veranda. Un insieme armonico in lentissima fibrillazione. Linee disegnate nei tuoi quadri e nella vita. Questa è la tua convinzione, Franca, ed è anche la tua tenacia e la tua forza. Mi affaccio ora verso il mare...forse è più scuro di prima, ma solo di poco. |
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Giovanni Tommasi FerroniDal punto di vista di chi gode della bellezza dell'Arte, e cerca di perpetuarla, quest'epoca storica è meravigliosa, in quanto abbi¬amo a disposizione un patrimonio imparagonabilmente più ricco di quanto lo avesse un Raffaello o un Guido Reni o anche David. Abbiamo avuto modo di vedere l'involuzione, il delirio, il disfacimento dell'idea artistica e del bello, la bellezza stessa è stata vista in epoche recenti, come una nemica delle arti figurative, dell'architettura e della musica. Cubismo Dadaismo, Avanguardie, Transavanguardie, Concettualismo ogni tipo di definizioni e di correnti, dal mio punto di vista, ogni tipo di variazioni sul tema dell'aria fritta hanno portato ad un recupero del figurativo in pittura, visto che la vera aurea dello " scandalo " era inevitabilmente esaurita. Si stava meglio prima! Visto che gran parte dell'arte figurativa contemporanea risulta veramente scandalosa... si propongono o tematiche tristi, con orribilanti paesaggi urbani e suburbani, palazzacci orrendi, gru e inpalcature ripetute fino all'ossesione, oppure delle gigantesche fotografie di cavoli e ortaggi vari " dipinte a mano ". Ciò non toglie che vi siano anche dei fenomeni di " rinascenza " del bello, vi sono dei pittori a noi contemporanei che molto hanno aggiunto alla storia dell'arte figurativa, talenti che nulla hanno da invidiare ai grandi del passato. Dipingere significa comunicare con un mezzo che va oltre la fotografia, oltre le parole, oltre la scrittura.... ma comunicare cosa? Descrivere quali istanti divita? Far godere di quale bellezza? Per lo più' oggi si tende a rappresentare istanti di tristezza, squallore... "arte specchio della società", oppure i soliti, inutili cavoli fotografici e dipinti a mano.... che noia! Mi rimase negativamente impresso un quadro che vidi alla mostra di una giovane e rampante pittrice ; rappresentava il finestri¬no di un autobus visto dall'esterno, con dentro personaggi fisicamente brutti e tremendamente tristi, un'immagine vista migliaia di volte nella nostra quotidianità, un'immagine che avrebbe ispirato squallore anche agli stessi personaggi ritratti. Ma se la nosta vista tende a rimuovere simili momenti di negazione del bello, che la nostra vita cittadina ci propone, perche volercelo ripropinare attaverso un'immagine, per di più dipinta male? E qui arrivo al mio apprezzamento per i quadri di Franca Ambu, la quale, a differenza dei casi sopracitari, non ci propone squallide scene urbane, o foto di ortaggi, o ancora ritratti di persone fisicamente brutte attraverso i quali si intuis¬cono realtà umane tristanzuole, ma finestre aperte sul mare, sul bel paesaggio, sul cielo. Finestre attraverso le quali passa un'aria pura, marina, esriva, da respirare a pieni polmoni. Nei quadri sono fissati momenti belli, rilassanti, spicchi di una realta allegra, azzurra e stimolante. Franca Ambu ci fa vedere il suo mare, i suoi paesaggi sono anteposti talvolta da lanterne, o da piedi, che lasciano intuire un momento di estatico riposo, un momento di pura contemplazione, un momento di poesia. In altri quadri, al paesaggio realistico diurno si sostituisce quello fantastico e sognante della notte con la luna che prende le stesse forme di quando la guardavano da bambini, altri ancora rappresentano un intimità semplice e pomeridiana. Momenti di piacere, di rilassatezza dell'anima che vengono posti su tela con lo spirito di un fanciullo, senza le pretese di un incon-prensibile intellettualità, senza la volontà di farci ingurgitare la solita, nauseabonda aria fritta. |
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Franz BlumenfeldCara Franca sono tornato a Zurigo con il ricordo dei colorì di Ansedonia e dei suoi quadri. Mi chiedi di fare una recensione per la tua prossima mosta e ho pensato di farlo direttamente scrìvendoti una lettera. Se lo desideri posso essere più formale, ma preferirei essere spontaneo come merita la sua pittura. La scelta della dimensione verticale delle tele è congeniale al tuo modo di rappresentare le due dimensioni in cui vivi, dall'interno del tuo spazio guardi fuori solo quello che vuoi vedere, evitando realta che possono crearti inquietudine. Scegli un oggetto che ti piace e da li parte il tuo quadro con i suoi colorì vivi e intensi che raccontano realtà poetiche di bellezze semplici e raggiungibili solo che li sap¬pia cogliere nel loro essere presenti e silenziose. L'apparente solitudine che le immagini provocano è anche felicita melanconica e ispi¬rata. Le tue lune raccontano serate in cui sei stata tutt'uno con le vibrazioni del cielo e forse hai desiderato una risposta ai tanti inter¬rogativi sulla condizione umana che tutti ci poniamo difronte ad un cielo di notte. Una tenda può celare tanti segret, così due panto-fa line ricamate davanti a una porta socchiusa o a una sdraia lasciata vuota a guardare una palma rigogliosa. Ai volato con i gabbiani e respirato con il mare mentre guardavo le nuvole disegnare nel cielo, sei scivolata tra le foglie del giardino ascoltando il bisbiglio del vento, sei stata felice. Questo mi trasmette la tua pittura. C'è un quadro che si discosta in parte dagli altri che mi incuriosisce, l'atmos¬fera e onirica, una donna e un uomo stanno per baciarsi, l'uomo è immateriale, è notte quasi, perché si intravede un tramonto sullo sfondo, credo che dovresti lavorare in questa direzione per far emergere una tua interiorità ancora nascosta, ti consiglio di pensarci. Ci teniamo in contatto, mi sto dando da fare per organizzarti una mostra da queste parti, dove ti senti a casa. Ti abbraccio Franz. |
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Antonella BaldassarriLa scultura di Majakovskij è in un parco appena innevato, cresce l'erba ai suoi piedi e li copre quasi. E' sola. Racconta più o meno così una vecchia poesia di Pablo Neruda. La solitidine delle sculture nei parchi, il loro apparente abbandono. Abbandono inteso come abbandono nel tempo, nel tempo infinitamente dilatato dei giorni nei giorni. La giubba sbottonata di Majakovskij, il suo sguardo truce, chi l'avrà mai notato? Ecco, compagne solitarie, queste sculture. Apparentemente, inevitabilmente abbandonate, sole tra la natura. Più sole della solitudine, posate per non essere mai rimosse. A volte anche sinistre nella notte. Dai profili ombreggiati, dagli sguardi sconnessi per la poca luce notturna. Franca Ambu coglie perfettamente questo essere, questa dilaniante lontananza tra la scultura e la vita, tra la scultura nel parco e la natura intorno, che da un momento all'altro sembrerebbe avvolgerle, aggrovigliarle per sempre nella vegetazione. Chiaroscuro raffinatissimo per un'idea filosofica, per un ciclo di pittura che è anche un'ideologia, una struggente sensazione di attesa, di incomunicabilità, di quel qualcosa che potrebbe succedere e che mai invece arriverà. Classiche, perfettamente disegnate sono le sculture della Ambu, greche e romane, antiche. Sono lì da millenni e ci guardano. L'artista sa restituirci così una straordinaria atmosfera, qualcosa di extratemporale, qualcosa di magico e pauroso insieme, nel silenzio. Singolari e attraenti, ma nello stesso tempo tenebrose, protettrici di chissà quale arcano sapere. Franca Ambu, secondo me, nel ciclo delle sculture nel parco, offre un solido talento di pittrice unito ad un messaggio importante: quello dell' incomunicabilità tra gli uomini. Tra i vari periodi pittorici dell'artista, questo è forse il più "sociale", quello dai risvolti più rintracciabili ed evidenti per quanto riguarda una possibile critica alla nostra società contemporanea. |
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Stefania ProvincialiPaesaggi d'estate, ricchi di colori, dettati dalle luci e dai sentimenti: gli scorci marini, i giardini, le notti di luna piena di Franca Ambu sono in mostra fino il 17 aprile presso l'Associazione Culturale "Art Emilia", nell'Antica Farmacia San Filippo Neri a Parma. Una mostra dai connotati, o meglio dai paesaggi molto particolari poichè racchiude percorsi di vita e non solo di pittura, che l'autrice romana porta con sè, dando loro forme di un racconto visivo. Ansedonia e l?argentario sono i luoghi d'ispirazione, come la stessa Ambu dichiara. C'è tuttavia una universalità in queste rappresentazioni che guardano si ai luoghi, alla natura, ma attraversando gli stati d'animo. Lo sguardo nasce infatti da dietro, da un interno immaginato la cui finestra si apre sul mare, nasce nell'intimità di un terrazzo dove la colazione del mattino si trasforma in osservazione dei colori e delle forme, la dove l'onda azzurra trasporta tutto in una dimensione onirica. L'essere umano impone così sempre la propria presenza, fatta di impressioni, di mani che si abbandonano al riposo estivo, di un volto corrucciato dai pensieri. In primo piano nella sequenza dei pensieri c'è la natura, quella generosa, colorata, che "vive" oltre la finestra, oltre la luce sopraggiunta della sera. Il sogno si fa allora più fort, come l'immaginario, e le forme reali paiono diventate solo pretesto per narrare: che importa se il mare è troppo azzurro, colore prediletto, se i cromatismi vanno oltre il verosimile, se la prospettiva si trasforma in prospettiva interiore e la pennellata si fa meno invadente; ciò che conta è saper rendere il sentimento, il desderi di un sogno svanito, il piacere di uno sguardo dentro la natura amata. Ecco allora tra solitudini e passioni, fra paesaggi fantastici e paesaggi reali, lo svolgersi di questa mostra di piacevolissima visione. Sono momenti di piacere, di tenerezza, di intimità, posti sulla tela con la gioia di aprire un dialogo con se stessi e con gli altri, senza pretese di una ricercata intellettualità ma con grande attenzione all'uso della tecnica pittorica, della ricerca di luce attraverso il colore. D'altronde nulla potrà mai distrarre Franca Ambu dal suo mondo amato! |
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Anna Maria CorbiChissà perché, il pomeriggio di fine marzo in cui uscii dallo studio di Franca Ambu, dopo aver veduto le sue opere e conosciuto il suo personale modo di vivere in armonia con le piante ed i fiori, che riempivano le stanze della sua casa con presenze mute e partecipi, festose e discrete, incamminandomi lentamente verso la macchina, cominciai a ripetere tra me alcuni versi del Foscolo che, debbo confessare, sono tra le riuscite letterarie che più amo, e suonano.
Mi soffermai a riflettere sul perchè proprio in quell'occasione mi tornassero alla mente così vividi e musicali. Era giusto l'ora in ci il sole è da poco tramontato e subito mi resi conto d'essere stata felice del pomeriggio trascorso, dell'incontro con Franca Ambu e d'aver parlato con lei della sua pittura. La sera, che i versi poetici mi suggerivano, era un pò come i suoi quadri: confinata in un'idea di perfezione rassicurante e insieme emotiva, dipinta con tinte pastello chiare che riconducevano ad un tempo ormai remoto e tuttavia impresso nel ricordo con limpida luce, ad un'aria profumata, ad un mondo che aveva i toni del rosa e dell'azzurro, del verde e dell'indaco. Un mondo, forse, perduto irrimediabilmente. Pensai anche che la pittura di Franca Ambu si avvicinasse idealmente alla poesia in genere considerata Romantica, perchè un'autentica sincera passione la univa alla natura, al suo incanto remoto e senza tempo, e un'identica venerazione, una uguale sensibilità lirica, l'avvicinavano al fascino del paesaggio. Ad oggi, sono passati sol alcuni mesi da quell'incontro, Franca Ambu presenta in galleria una scelta di opere che sono tra le ultime che ha dipinto e tra quelle che meglio rispecchiano il suo modo attuale di vivere e di pensare. Un modo dai caratteri raffinati, in cui ogni piccola cosa deve occupare il giusto posto, essere nella luce giusta, dove non sono escluse l'eccedenza e la creatività purchè inscritte in una cornice di confine, resa alta per evitare le molte voci, il cicaleccio della piazza, il disturbo del quotidiano con le sue noie, i suoi momenti di tensione, il suo rimare indifferente alle realtà profonde dell'animo umano. Un mistero di sensibilità espressiva e di incomunicabilità del pensiero, quasi che la pittura ritraendo le cose nella loro bellezza insieme ne negasse la fruibilità di maniera. Tutto in nome di un'arte in grado di ritmare il silenzio, evocare la solitudine, descrivere il non espresso, riassumere la commozione, prospettare la lontananza tra l'io e ciò che lo circonda, tra il pensiero e le cose. La pittura di Franca Ambu si caratterizza come colore e forme ben definite all'interno di un confine limite perimetrale accentuato per dare il senso della solidità del mondo. Passano davanti agli occhi le sue amache tra il verde, disegnate con eleganza di linee, le sdraie in diagonale in piena luce solare, i suoi giardini misteriosi, i fiori e la campagna. Un quadro risulta abbastanza emblematico nella sua produzione. Ritrae una finestra che si affaccia sul mare. La finestra è il limite non perfettamente simmetrico che apre su un paesaggio limite a sua volta, perchè una fila chiusa di vegetazione mediterranea nasconde il mare che si intravvede in striscia stretta e lontana in senso verticale anzichè come per solito in linea d'orizzonte. E' un quadro che possiede una coerente armonia di masse pittoriche e una scelta di colori austera dalle suggestioni malinconiche, senza barbaglii di luci. Pittura di limite, di colore e di masse. Di forme piene che occupano la superficie, la strutturano per corpi volumetrici, dando una impressione di perennità delle cose e di stabilità dell'esistente. Tra le opere scelte per la mostra sono presenti inoltre una piccola marina vista in lontananza con racebi scuri a cornice d'ingresso all'immagine, un grande quadro atmisferico chiaro con profilo di donna, una piccola e gradevole natura morta, poi i due quadri che hanno in primo piano un cancello grata e rappresentano il giorno e la notte, ed altri che, insieme, confermano l'impegno disinteressato nell'arte di un carattere femminile affettuoso quanto fiero ed orgoglioso come quello della Ambu. |
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Marco AgostinelliFranca Ambu ha vissuto a Zurigo e a Londra, dove ha studiato ed esposto le sue prime opere. Oggi vive a Roma dove ha allestito alcune importanti mostre personali. Da decenni invece, ha scelto Ansedonia e l'Argentario come luoghi ideali di ispirazione e creatività per la sua pittura. Il suo primo periodo artistico vissuto all'estero, l'ha messa in contatto con altri giovani pittori internazionali e questa sua esperienza rimarrà un segno molto importante, indelebile, nella sua carriera d'artista e nella sua formazione di donna. Il ritorno a Roma ha coinciso con un'intensa frequentazione del mondo intellettuale ed artistico della capitale ed è culminato nella ricerca espressiva di quei dipinti denominati "sculture nel parco"; dove il suo talento di pittrice si è ulteriormente affinato ed arricchito di nuove e differenti suggestioni contemporanee. Ma, il lavoro di Franca Ambu, è diventato senz'altro più maturo e personale proprio in quest'ultimo ventennio, negli intensi anni realizzativi nella sua casa/studio di Ansedonia, nell'Argentario. Qui l'artista ha trovato quel "quid sconosciuto" che le ha permesso di scovare dentro di se la sua vera personalità e il senso più profondo del suo lavoro. La Ambu infatti ha trovato proprio nella pace e nella natura, in quel paesaggio (paesaggio interiore), quella completezza d'ispirazione e di intenti che ne fanno oggi un artista che ha pienamente padronanza dei suoi mezzi e indubbia sicurezza compositiva. L'artista stessa racconta: " Ad Ansedonia ho trovato il mio "clima", con quel mare e con tutto ciò che c'è intorno ho scoperto una mia nuova sensibilità, qualcosa che sentivo ma che continuava ancora a mancarmi...". Quindi, indubbiamente, "il sentimento del luogo" ha reso molto più convincente ed essenziale la sua pittura, a testimonianza e conferma di quanto un "posto" possa incidere nella personalità umana e ancor di più in quella di un artista. Franca Ambu, infatti, in questa nuova singolarità espressiva e soprattutto nel rapporto luce-colore, si dimostra di essere un "maestro", senza mai dimenticare il suo personale racconto di vita. L'artista stessa racconta di se: "...ho amato e amo la mia vita quotidiana, la mia vita privata e personale e forse in cuor mio l'ho sempre considerata molto più importante dell'arte...". E questo è un capitolo sconosciuto, di cui una biografia non potrà mai chiarire del tutto il significato; ma nel caso di Franca sembrerebbe che l'una e l'altra cosa, si intreccino spesso e si coinvolgano insieme, sia per temi che per soggetti prescelti. La pittura della Ambu è "una poesia delle piccole cose", del quotidiano vissuto come un lungo pellegrinaggio molto impegnativo e continuo verso la propria pacificazione interiore. Racconta infatti l'artista: "...spesso, quando mi trovo a raccontare ad uno sconosciuto che io dipingo, mi sento dire qualcosa del tipo ...beata te!..."che bello!"...loro non capiscono minimamente quale sofferenza, a volte, può essere dipingere!" |